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Ho parlato tante volte di quanto sia importante, per un’azienda che vuole accrescere il proprio business, affidarsi a un consulente di web marketing capace e preparato. Potresti pensare che sì, è ovvio che io dica così, un pò come quando il patron di Tesla, Elon Musk dice che le automobili elettriche costituiscono il nostro indispensabile futuro. È nel suo pieno interesse affermarlo, sta dicendo una grande verità. E la stessa cosa la faccio anche io: far capire alle aziende che loro hanno davvero bisogno di bravi consulenti è nel mio interesse, è nel loro interesse e anche una grande verità. E per provarlo in modo definitivo, oggi remerò contro i miei più naturali interessi, dichiarando una volte per tutte che no, il consulente marketing non può fare miracoli, e che quindi non è la soluzione a tutti i problemi che affliggono le aziende italiane. In certi casi, dunque, nemmeno il migliore dei consulenti di web marketing e nemmeno la migliore consulenza strategica marketing possono dunque produrre i risultati sperati.

Richiedere la collaborazione di un consulente non è dunque sempre e in ogni caso la soluzione perfetta per risolvere tutti quanti i problemi del proprio business. E questo devono capirlo sia le imprese, soprattutto quelle che si avvicinano per la prima volta al mondo della consulenza, sia i consulenti stessi, quelli ancora alle prime armi, che non hanno ancora imparato a inquadrare bene le aziende che gli si parano davanti.

Nemmeno il consulente più bravo può fare miracoli

Ipotizziamo di ritrovarci di fronte un consulente bravo, competente, simpatico e bello – sì, proprio uno come me. Un’azienda, insomma, non potrebbe proprio aspirare a nulla di meglio. Ma è davvero tutto qui? Basterebbe dunque trovarsi davanti al professionista giusto al momento giusto per risolvere ogni problema di un business? No! Come anticipato, nemmeno il consulente con la barba più profetica di tutti può fare miracoli o magie. Eppure molte aziende la pensano diversamente, essendo profondamente convinte che un consulente sia una creatura fatata che, con un’azione in piena solitudine e senza alcuna apertura da parte dell’azienda, possa rivoluzionare completamente l’andamento di un business. Sbagliato, sbagliatissimo. Per cucinare, anche il migliore tra i cuochi ha bisogno di determinati ingredienti, e senza di questi, non potrà portare in tavola assolutamente nulla. Ecco, allo stesso modo, quando un’azienda non fornisce al consulente tutti gli ingredienti giusti, il lavoro di quest’ultimo non può che risultare del tutto vano.

Tre tipologie di aziende che un consulente non può aiutare

Quali sono i casi in cui rivolgersi ad un consulente potrebbe non essere la soluzione giusta? Insomma, quali sono le aziende che non possono trarre appieno profitto da una collaborazione con un consulente – e quali sono, dunque, le realtà imprenditoriali che un vero professionista deve imparare a inquadrare a un miglio di distanza? Ebbene, ci sono principalmente tre casi diversi in cui un consulente non può fare miracoli:

Senza risorse interne, le parole al vento del consulente

La prima tipologia di aziende per la quale il consulente non può fare miracoli è quella costituita dalle imprese del tutto prive di risorse interne: in questo caso, infatti, la consulenza è destinata a cadere nel vuoto e a non portare risultati, in quanto all’interno dell’azienda non ci sarà nessuno che potrà mettere effettivamente in pratica quando suggerito e spiegato dal consulente.

Voglio ma… non investo

La seconda tipologia di aziende che un consulente di web marketing deve fin da subito iniziare a riconoscere già dal primo contatto sono quelle si vogliono avvicinare al mondo della consulenza con la stessa convinzione di chi, recatosi al mare in aprile, allunga il grazioso piedino verso l’acqua ancora gelida per vedere se può o meno fare il bagno. Queste aziende hanno letto sui quotidiani che il digital è importante, hanno visto i competitors guadagnare terreno grazie al web marketing, insomma, hanno ‘sentito cose belle sul web marketing’, ma non sono ancora del tutto convinte. Questo le porta a voler provare il consulente come se fosse una giostra, senza investire molto, anzi investendo pochissimo. Questo approccio tentennante e scettico, però, non può portare a nessun risultato, in quanto il budget a disposizione della consulenza è in questi casi tipicamente ridicolo, troppo ristretto per permettere ad un consulente di raggiungere dei risultati tangibili.

E siamo alla terza tipologia di azienda, quella delle imprese convinte che il consulente sia un alieno arrivato da un universo lontano, dotato di un particolare super potere che, a prescindere da qualsiasi ostacolo preesistente, possa risolvere tutti i problemi interni all’azienda, senza il benché minimo apporto da parte del cliente. Ecco, non funziona assolutamente così: i consulenti hanno tipicamente 2 braccia, due gambe e due occhi, non hanno la vista a raggi x e nemmeno i poteri telepatici del Professor X. Questo per dire che non basta telefonare a un consulente – per quanto questo possa essere esperto e efficiente – per aspettarsi di poter entrare, qualche settimana dopo, in un’impresa dove tutto fila liscio e in cui l’ufficio reclami è stato trasformato in un deposito alla Paperon de’ Paperoni con tanto di trampolino per lussuriose nuotate tra dollari sonanti. No, il consulente ha bisogno di dialogare intensamente con il cliente, in modo da sapere tutto quanto sull’azienda, dal momento in cui questa è nata fino al presente. Non a caso quella messa a disposizione dal consulente è una collaborazione, dal latino cum laborare, ovvero ‘lavorare insieme’ (ai clienti): in completa solitudine, senza avere i necessari contatti con l’azienda – soprattutto all’inizio – un consulente non può riuscire nel suo intento.

Quindi sì, il miglior metodo a disposizione di un’azienda per accrescere il proprio business consiste senz’altro nell’affidarsi a un consulente capace di costruire una strategia ad hoc. Per poterne approfittare, però, ci vogliono le risorse necessarie per mettere in pratica i suoi consigli, ci vuole un budget che possa essere definito tale e ci vuole una buona dose di collaborazione, almeno all’inizio. In presenza di tutti e tre questi elementi… beh, nemmeno in questo caso si fanno miracoli. Da lì in giù, però, tutto diventa possibile!

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