Il canale Telegram ufficiale di Alessandro Mazzù

Tagliare i costi o produrre di più? Aumentare il numero dei clienti o dare di più a ognuno di essi? Investire nell’innovazione o in nuove competenze? Dedicare più tempo al lavoro o alla famiglia? Scrivere più post sul tuo blog o dedicarti finalmente alla stesura del tuo libro? Nella vita di ogni consulente web marketing si affollano domande come queste, bivi in cui è necessario prendere una decisione, optare per una strada e abbandonare l’altra. Del resto, quando ci si presenta una domanda del tipo “A oppure B”, questa è l’unica soluzione, scegliere una o l’altra. Ma deve essere per forza così? Non proprio. Spesso è possibile scegliere entrambe le cose, e quindi rispondere “A e B”. Questo, per il nostro modo di pensare – per il nostro mindset – è qualcosa di non particolarmente tollerabile, anzi, qualcosa di fastidioso e persino apparentemente insidioso. Perché? Perché sappiamo che dobbiamo fare bene una cosa, che non possiamo sdoppiarci, che dobbiamo quindi scegliere o l’una o l’altra, perché due cose contrapposte non possono, o non dovrebbero, esistere. Se non all’interno di un paradosso. Ma la sai una cosa? I paradossi ci possono aiutare a pensare meglio, a vivere meglio, a lavorare meglio. I paradossi giusti, ovvio: pensa per esempio ai famosi – e complicati – paradossi di Zenone (il paradosso di Achille e della Tartaruga è il più conosciuto), e in generale ai paradossi usati dagli studiosi del passato per spiegare concetti piuttosto complessi.

Ma come possono aiutarci i paradossi? A pensarci, dapprima, potrebbe sembrare impossibile. Il fatto di perseguire due differenti vie, due diversi obiettivi, sembra essere solamente una fonte di stress e di frustrazione. Eppure ci sono dei ricercatori che affermano – e dimostrano – che affrontare e vivere dei paradossi, e quindi gettarsi di pancia in questi conflitti mentali, possa essere molto utile per il nostro modo di pensare e di agire. Per questo motivo oggi parleremo del mindset del paradosso, o del mindset paradossale, andando quindi ad approfondire quanto abbiamo già visto in passato sul mindset della crescita.

Del fatto che il concetto sia tutto fuorché intuitivo siamo tutti d’accordo. Eppure la storia stessa ci dimostra che è proprio la riflessione sugli elementi assolutamente contraddittori che porta talvolta alle scoperte e ai pensieri più geniali. Pensiamo per esempio a Einstein, il quale pensando a come un oggetto, da diversi punti di vista, può essere visto sia come fermo che in movimento, ha concepito la sua teoria della relatività. Mica briciole. All’origine di questa teoria rivoluzionaria quindi, c’è un paradosso. A partire da un presupposto come questo, lo psichiatra dell’Università di Harvard Albert Rothenberg negli anni Novanta ha condotto un interessante studio, interrogando 22 premi Nobel, per scoprire che questi grandi pensatori hanno speso in tutti i casi una discreta mole di tempo considerando proprio delle antitesi o comunque delle opzioni multiple opposte.

Rothenberg non è stato il solo a dimostrare come i paradossi, a livello cognitivo, possano aiutarci a risolvere in modo più efficace e più rapido dei problemi di diversa natura: si potrebbe affermare, da questo punto di vista, che le persone dotate di ottime skills in fatto di problem solving abbiano degli spiccati mindset paradossali. La professoressa Ella Miron-Spektor, di Insead, è andata maggiormente in profondità su questo tema, con degli esperimenti concreti.

Un esperimento molto interessante su un gruppo di volontari è partito da una richiesta molto semplice: scrivere tre affermazioni paradossali. Niente di particolarmente difficile: come ha spiegato la professoressa nel suo paper, anche la affermazione “stare seduti può essere più faticoso che camminare” era assolutamente accettabile. Si trattava quindi di scrivere tre cose che sì, potevano essere contraddittorie a livello superficiale, pur essendo intrinsecamente vere.

Dopo aver stimolato la mente dei volontari con questo test, i ricercatori hanno proposto altre due prove, entrambe considerate dei classici nel campo della psicologia. Nella prima il gruppo ha dovuto affrontare quelli che in italiano chiamiamo problemi di associazioni remote. Date tre parole, i partecipanti dovevano trovarne una quarta comune alle prime tre. Dato il terzetto di parole “danno, lavoro, giro” si potrebbe quindi dare la parola “capo”, per avere “capodanno, capolavoro, capogiro”. Con questo test i ricercatori hanno voluto controllare la capacità dei partecipanti di vedere le connessioni nascoste.

Il secondo test è stato quello della candela, anche questo piuttosto famoso. Di cosa si tratta? Il test prevede di dare ai partecipanti tre elementi, ovvero una candela, una scatola di puntine e una scatola di fiammiferi. In tre minuti, i partecipanti devono riuscire ad attaccare la candela alla parete di legno, di modo che sia stabile e che non faccia cadere della cera a terra, il tutto usando solo gli oggetti messi a loro disposizione. Tipicamente i partecipanti provano ad attaccare la candela direttamente al muro con le puntine, oppure a sciogliere un po’ di cera e a usarla per attaccare la candela direttamente alla parete, tutte soluzioni che si rivelano fallimentari. L’unica risposta valida è quella di svuotare la scatola di puntine, attaccarla con alcune puntine alla parete e posizionare all’interno di essa la candela. Banale, ma solo a posteriori.

La maggior parte delle persone, solitamente, non arriva alla soluzione. I risultati decisamente migliori arrivano nel momento in cui la scatola, anziché essere presentata come contenitore delle puntine, viene fornita direttamente vuota, con un mucchietto di puntine “libere”: questo a dimostrare che, nel momento in cui viene presentato come contenitore delle puntine, la scatola nella nostra testa tende a essere quello, un oggetto che deve contenere le puntine, e nient’altro. Su determinate cose siamo molto, molto meno acuti di quanto ci piace pensare.

I due test creativi sono stati fatti anche a un gruppo che non ha dovuto affrontare la prima “prova”, quella che chiedeva di scrivere tre affermazioni paradossali. Ebbene, i ricercatori hanno così potuto rilevare che il gruppo di controllo, che non aveva affrontato la prima prova, aveva performato molto peggio nelle due prove creative. Questo perché, ci dice la professoressa Ella Miron-Spektor, i partecipanti dell’altro gruppo avevano avuto uno stimolo nel contemplare dei paradossi, liberando temporaneamente la loro mente dai classici “vincoli”, permettendo così di pensare in modo creativo.

In un lavoro successivo, la stessa professoressa, nel 2017, ha effettuato un altro interessante test su un gruppo di lavoratori. Il tutto è partito con un test volto a misurare, a spanne, il livello di “mindset paradossale” delle persone, chiedendo loro di indicare il livello di disponibilità ad accettare delle condizioni peculiari, come per esempio sentirsi a proprio agio nel lavorare a dei compiti contraddittori, o capire che due affermazioni opposte possono essere entrambe vere.

Sulla base di queste informazioni di partenza, i lavoratori hanno dovuto dire quanto spesso si trovavano a dover lavorare in condizioni di scarsità, di tempo o di risorse, confrontando poi questo dato con le loro effettive performance. Si è scoperto così che i lavoratori con un alto livello di mindset paradossale tendono ad affrontare le situazioni di scarsità in modo proattivo ed energico, con delle performance in aumento durante le fasi di tensione; i risultati erano invece opposti per le persone non dotate di un particolare mindset paradossale.

In che modo tutto questo può aiutarti a diventare un consulente migliore, e a lavorare meglio? Semplice: questi studi sul mindset del paradosso ci dicono che dobbiamo essere sempre in grado di pensare “out of the box”, anche e soprattutto quando i problemi che ci si pongono sotto al muso sembrano particolarmente difficili da risolvere. Più nello specifico, per trovare l’idea giusta, per aumentare la nostra creatività, ci può essere utile pensare a delle ipotesi contraddittorie, e digerire il fatto che una scelta tra due soluzioni non deve arrivare sempre e per forza a un sacrificio di una delle due alternative.

Costruire un mindset efficace per la crescita è un lavoro lento e continuo, e i paradossi e le contraddizioni apparenti possono aiutarci ad “allenare” la nostra mente a processare nel modo più corretto le informazioni a nostra disposizione!

Share This