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Ormai posso dirlo con una buona dose di certezza: una buona parte dei consulenti di marketing che mi leggono, sa piuttosto bene cosa è e come si fa personal branding. Tu che mi leggi, quindi, probabilmente sai che il tuo brand personale è la tua reputazione, e che è quindi la colonna portante della tua carriera professionale, un pilastro su cui poggia – o poggerà – il tuo successo quanto a professionista.

Per questo abbiamo già visto molte volte insieme come costruire e migliorare il proprio personal branding. Abbiamo visto come iniziare, quali canali usare, quali sono gli errori da non fare, e via dicendo. Tutti dovrebbero avere capito, a questo punto, che fare personal branding è un’attività continua, ininterrotta, che abbisogna di pazienza e di impegno. Una cosa, però, è certa: i risultati arrivano, e permangono nel tempo.

Costruire il tuo personal branding vuol dire lavorare all’immagine che la gente avrà di te. Pensaci un po’: tutti, quando sentiamo nominare un brand famoso, abbiamo delle emozioni ben definite, diverse da persona a persona, ma che partono da una base comune. Pensa a brand come Ferrari, Coca-Cola, Apple, Nutella: ognuno può avere la sua opinione, certo, ma chi segue e apprezza uno di quei brand lo fa anche e soprattutto per il sistema di valori e di peculiarità che quello è riuscito a veicolare nel tempo, giorno dopo giorno e anno dopo anno. E questo perché le migliori aziende del mondo, quelle che riescono ad aumentare continuamente la clientela, che vendono di più, e che riescono a vendere a prezzi alti e con ottimi margini di guadagno, non sono aziende che si concentrano sull’atto della vendita; no, si concentrano invece sull’attività di branding, sapendo che la vendita è sempre e solo un passo successivo. Il brand di successo è quello che non deve cercare concretamente di “vendere”, di convertire un potenziale cliente.

Tu probabilmente sai già tutte queste cose, e probabilmente hai già costruito una strategia di personal branding abbastanza delineata. Possiedi un calendario editoriale più o meno fitto e più o meno regolare per i social e per il tuo blog (o per il tuo podcast), hai definito uno stile che si mantiene uguale nel tempo, hai settato un focus piuttosto preciso e ben delimitato, e via dicendo. Ora è il momento di portare il tutto a un passo successivo: per questo oggi voglio darti 6 consigli da pro per un personal branding con i fiocchi.

 

1 – L’importanza dell’autenticità

Costruire – o coltivare – un brand personale vuol dire esporsi. Certo, ci sono brand che sono nati e che si sono sviluppati nascondendosi – pensiamo ai mitici Gorillaz, la band britannica che ha raggiunto il successo grazie alla qualità della propria musica, ma anche grazie all’alone di mistero che per anni è aleggiato intorno al gruppo, che si presentava unicamente come 4 personaggi animati. Ma quelle sono eccezioni: costruire un brand, e per di più un brand personale, significa metterci la faccia. E quella faccia deve essere quella reale, per il semplice fatto che, una volta che si è esposti nei rapporti diretti con i clienti, sui social network, nei podcast, nei blog, su YouTube e via dicendo, simulare una seconda personalità per il business è del tutto controproducente, e anche pericoloso. Non si può fingere per sempre, anche e soprattutto perché il pubblico prima o dopo si accorgerebbe della pellicola più o meno importante di artificialità, perdendo gran parte della fiducia del brand.

 

2 – Punta tutto sulla regolarità

La regolarità è importante. E no, non parlo di quella regolarità che può essere garantita attraverso una dieta sana e ricca di fibre e di Bifidus, parlo della regolarità nel produrre contenuti, nell’affacciarsi al proprio pubblico per dare nuove informazioni, nuovi spunti, nuovo valore. Certo, ci sono professionisti con un brand talmente potente che possono permettersi di creare dei contenuti nuovi con pause molto lunghe tra una pubblicazione e l’altra. Penso per esempio ad Alessandro Barbero, e al suo seguitissimo podcast, il quale vede la pubblicazione di pressappoco due nuovi contenuti al mese, con vecchie puntate già andate in onda a riempire il vuoto tra un inedito e l’altro; ma anche qui, di nuovo, è un’eccezione, perché Barbero è un personaggio arcinoto, perché i suoi episodi durano anche più di un’ora, e perché lui è stato a lungo un ospite fisso di un certo Piero Angela, e tu (probabilmente) no. Detto questo, per aver un personal branding forte devi creare contenuti regolarmente, per non sparire dal radar del tuo pubblico, e per non dare un’immagine incostante, che non potrebbe certo ispirare fiducia. Non riesci a stare dietro al tuo calendario editoriale? Elimina un canale (elimina Twitter e tieni Facebook, elimina il blog e tieni il podcast, e via dicendo) e concentra le tue energie su uno o su due canali di comunicazione! Meglio fare poco e bene che fare tanto e male.

 

3 – Pensa come un editore

Cosa è cambiato nel mondo moderno nel fare marketing e quindi branding? La più grande differenza rispetto al passato, grazie alla rete, è che comunicare è diventato effettivamente molto economico. Pensa a come erano le cose prima dell’avvento massiccio di Internet: per comunicare un’azienda non poteva che pagare – e parecchio – per avere uno spazio durante una trasmissione radiofonica, per mandare in onda uno spot televisivo, per avere un riquadro su un giornale locale o nazionale, per appendere un manifesto pubblicitario in centro, e via dicendo. E ora? Ora, grazie ai siti web e ai social network comunicare costa molto meno, ed è molto più facile (ma non bisogna nemmeno prendere la comunicazione sotto gamba, sia chiaro). Questo significa che, lungi dal concentrarsi sulla vendita, è possibile dedicarsi anche a comunicare con i clienti, dare loro del valore aggiunto, dei consigli, dei contenuti educativi, così da aumentare le vendite sul lungo e lunghissimo termine.

 

4 – Non dimenticare i fatti

Le chiacchiere devono essere sostenute dai fatti. Di più, e meglio: le chiacchiere dovrebbero essere il riflesso dei fatti. Questo significa che la tua immagine deve corrispondere non solo a quello che sei, ma anche e soprattutto a quello che fai. Ecco allora che, prima di presentarti come un grande esperto in una determinata nicchia, devi essere davvero un esperto in quella nicchia. Quindi sì, impegnati nello sviluppare un personal brand efficace, coerente e potente, ma non dimenticare che alla sua base ci deve essere sempre un bagaglio di competenze e di esperienze reali, perché è quello il reale valore che puoi dare ai tuoi clienti!

 

5 – Pensa come un maratoneta, mai come un velocista

Coltivare un personal brand non è come correre i 100 o i 200 metri, no, è come correre una maratona, anzi, è come correre un lunghissimo ultra trail. Questo significa che le forze, le energie e persino le idee vanno dosate nel tempo, e che non bisogna avere nessuna fretta di vedere i risultati: passo dopo passo, pazientemente, si sarà sempre più vicini alla propria meta. Non fare come quelli che partono in quinta a tutta birra, che pubblicano 3 contenuti al giorno, che rispondono immediatamente a qualsiasi commento, che gestiscono account su ogni social network possibile, e che fanno tutto questo per una decina di giorni o per un mese, per poi smettere immediatamente dopo, stupiti e frustrati, non avendo visto dei risultati concreti.

Tu non deve pensare al numero di follower o al numero di like: lascia ad altri l’analisi delle metriche della vanità. A te interessa costruire una solida comunità intorno al tuo brand, fatta di persone che spontaneamente decidono di seguirti per via del valore che riesci e riuscirai ad assicurare loro nel tempo.

 

6 – Usa i social nel modo corretto

Costruire un personal brand in modo efficace, lo abbiamo visto, significa dare valore al proprio pubblico, utilizzando al meglio i vari canali a disposizione. Il più efficace, sotto molti punti di vista, è quello dei social media, in primis Facebook e LinkedIn, e in certi altri casi Instagram e Twitter. É bene ricordarsi che queste piattaforme non devono essere usate come una bacheca privata, come un posto in cui curare il proprio orticello a testa bassa. Non a caso si parla di ‘social’: per dimostrarsi come degli esperti, per costruire una comunità, per allargare il proprio pubblico, per dare del valore reale, è bene intrattenere rapporti anche fuori dalla propria pagina, commentando laddove possibile, necessario o coerente i contenuti altrui, per costruire dei discorsi virtuosi.

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