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Ne I tre moschettieri, ambientato nel 1625, Dumas parla della Guerra dei trent’anni, che è iniziata nel 1635. Non solo: cita delle città australiane, laddove l’isola australe sarà scoperta solo nel 1770, nonché i Lazzaristi, fondati però nel 1632. E questi sono solamente alcuni dei tanti, tantissimi errori trovati in questo capolavoro. Nel 2009 Facebook ha scartato due programmatori, Acton e Koum, gli stessi che lanciarono WhatsApp, poi comprata da Zuckerberg pochi anni dopo per la bellezza 14 miliardi di euro. E ancora: nel 1999 la Nasa ha letteralmente perso un satellite, perché il team di ingegneria usava il sistema metrico inglese, mentre l’agenzia spaziale usava il sistema metrico convenzionale.

Insomma, tutti sbagliano, persino i migliori. E sicuramente, lo posso dire con certezza, sbagli anche tu, di tanto in tanto. Nel mettere troppo o troppo poco sale nell’acqua per la pasta, nel dover fare tre o persino più manovre per parcheggiare l’auto, nel dimenticare di pagare una bolletta, nell’accorciare la barba… l’errore è sempre dietro l’angolo. E sì, certamente hai fatto alcuni errori anche per quanto riguarda la tua strategia di personal branding.

Se sei un assiduo lettore di queste pagine, o se sei un fedele ascoltatore dei miei podcast, probabilmente hai costruito una solida strategia di personal branding, senza fare gli errori più grossi, più banali, più gravi. Tipo? Tipo per esempio non puntare all’autenticità, costruendo un brand personale a partire dall’imitazione del marchio altrui. Questo è un errore piuttosto comune e davvero grande, per il semplice fatto che compromette totalmente l’efficacia di un brand personale. Altri errori enormi sono quello di pensare di non poter costruire un brand, o ancora peggio quello di non avere bisogno di nessun personal brand.

Ecco, confido che tu, in quanto mio fedele lettore o ascoltatore, non abbia fatto errori così macroscopici, così dannosi, così… imperdonabili. Ma sai una cosa? Sono quasi sicuro che tu abbia fatto comunque qualche errorino, e che ci siano degli sbagli che continui a ripetere o a perpetuare nel tempo, andando a ridurre ogni giorno di qualche millimetro – se vogliamo usare il sistema metrico – l’efficacia del tuo brand personale.

Ma quali sono gli errori che possono ridurre l’efficacia di una buona strategia di personal branding? Vediamolo insieme!

 

Non raccontare la tua storia

Come deve essere un personal brand? Prima di tutto, ovviamente, deve essere personale. E per diventare tale deve essere costruito intorno a te, nonché quindi intorno alla tua storia. Solo raccontando la tua storia personale – nei più differenti modi, spetta a te scegliere quale – il tuo pubblico può conoscerti davvero, e quindi capire il tuo personal brand. Da dove arrivi, e come sei diventato l’esperto di riferimento nel tuo campo? Non dirlo sarebbe un errore capace di indebolire in modo serio il tuo brand.

 

Comunicare su un solo canale

C’è chi fa ottime cose per il proprio personal branding su LinkedIn, o magari su Facebook. E che però fa solo quello, concentrandosi su un unico social network. E questo, lasciamelo sottolineare, evidenziare e persino gridare, è un errore che non puoi permetterti di fare. Costruire un buon personal branding vuol dire comunicare su un’ampia gamma di canali seguendo la propria strategia. Quindi sì, i social network (e non IL social network) ma anche le e-mail, il tuo sito web, le tue brochure, la tua voce, il tuo abbigliamento, le tue tazze personalizzate: devi usare tutti i tuoi canali a disposizione per comunicare il tuo brand, in modo ovviamente coerente.

 

Non avere un sito web

Questa riflessione deriva da e si connette a quella precedente. Si potrebbe pensare che, ormai, non sia più necessario avere un sito web. C’è LinkedIn, c’è Facebook, c’è Instagram, a che pro creare un sito web personale? Ma pensaci un po’: il tuo sito web è l’unica vetrina online sulla quale puoi avere il pieno controllo. Niente di simile è possibile altrove. Cosa succede se d’un colpo gli algoritmi del tuo social network preferito cambiano? Se quel social viene abbandonato dal tuo pubblico? Se parte del tuo pubblico semplicemente non lo usa? E vogliamo dire quando può essere poco professionale non avere un sito web?

 

Usare una foto datata

Pensa alla foto che hai postato sul tuo sito web, ma anche e soprattutto su Facebook, su LinkedIn e sugli altri social network che hai deciso di utilizzare per costruire e promuovere il tuo brand personale. In questi luoghi ci dovrebbe essere una foto del tuo faccino o faccione che dir si voglia, con occhi, naso, mento, capelli (se presenti) e barba (se presente, vivamente consigliata). Ecco, mi sapresti dire quando è stata scattata quella foto? Sei ancora tu? O è la tua versione precedente? Pensa un po’ cosa vuol dire, per i tuoi clienti, conoscere la tua immagine online, giovane, tonica, perfetta, per poi incontrarti di persona per il primo incontro conoscitivo e trovare una persona totalmente diversa. Certo, si tratta solamente di una fotografia… ma se hai barato sull’immagine profilo, su cos’altro avresti potuto farlo? Sulle tue competenze? Sulla tua esperienza professionale? Meglio, molto meglio avere sempre delle foto aggiornate, recenti, fosse anche con quel chiletto in più, con quelle simpatiche righe ai lati degli occhi o con quei capelli bianchi. Che poi, diciamolo, è tutta esperienza.

 

Specificità

Un brand personale, per essere efficace, deve essere specifico. Perché? Perché nel mondo ci sono quasi 8 miliardi di persone, e di queste 60 milioni e rotti sono in Italia. E sì, una piccola fetta di queste persone sono dei consulenti che offrono dei servizi molto simili ai tuoi, talvolta persino uguali. Vuoi differenziarti? Allora diventa ancora più specifico, per essere davvero unico, inconfondibile, e proprio per questo – se saprai lavorare nel modo giusto – imprescindibile. E, ovviamente, non dimenticare di comunicarlo.

 

Non ascoltare il pubblico

Cosa dicono gli utenti che commentano sotto i tuoi post su Facebook? In che modo rispondono alle tue newsletter? Cosa ti dicono i tuoi clienti a fine collaborazione? E durante il periodo di lavoro? Quali sono le domande che ti fanno i tuoi lettori in margine ai tuoi blog post? E cosa ti chiedono le persone che ascoltano i tuoi interventi durante le conferenze? Dovresti saperlo molto bene, perché la costruzione di un brand efficace passa anche per l’ascolto e la comprensione del tuo pubblico: per dare valore a tutte queste persone devi partire proprio dall’ascolto, di modo da costruire il migliore dei brand personali in loro funzione!

 

Non creare i tuoi contenuti

Il tuo blog, il tuo podcast, le tue infografiche, i tuoi video, i tuoi libri, i tuoi post sui social network, sono questi gli strumenti per costruire il tuo personal brand. Per avere un marchio personale efficace è assolutamente indispensabile creare i propri contenuti originali, per dare al proprio pubblico qualcosa di unico, di utile e di prezioso, e dunque una ragione per seguire il tuo brand.

 

Non usare il tuo nome

Ecco, ora qualcuno potrebbe cadere dalla sedia. Eppure è così: ci sono davvero persone che, nel costruire il proprio personal brand, non usano il loro nome. O meglio, non lo fanno sempre. Troviamo quindi delle persone che si presentano con il proprio nome sul proprio sito web, dove vediamo “Mario Rossi, consulente di marketing per aziende agricole”. Tutto ok, no? Peccato che poi sul profilo Facebook ufficiale questo consulente si chiamerà Marietto Red, mentre su Instagram troveremo Mario El Gaucho. Ovviamente questa tattica non ha alcun senso, se non quella di confondere e di disperdere il pubblico. Scegli un nome ufficiale – nel 99,9% dei casi, il tuo nome e il tuo cognome – e usalo in modo chiaro e senza modifiche in ogni canale che deciderai di usare per la tua strategia di personal branding.

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