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Sull’efficacia dell’email marketing non vogliamo discutere, vero? Non ci sono dubbi in merito: per la maggior parte dei business avere una buona strategia di email marketing è altamente premiante. Rimane famosa, per esempio, l’affermazione fatta qualche anno fa da McKinsey, secondo la quale posta elettronica è uno strumento quasi 40 volte più efficace per acquisire clienti rispetto alla combinazione di due piattaforme Facebook e Twitter. Questo è tanto più vero oggi, ora che sempre più adulti decidono di allontanarsi dal mondo dei social, per ridare smalto a uno strumento essenziale e con pochi fronzoli come l’email.

Questo non vuol certo dire che per conquistare nuovi clienti sia necessario bombardare il pubblico con email indesiderate, via che è la più breve e la più sicura per rendere del tutto inutili i propri sforzi. No, le campagne di email marketing devono essere mirate e ben pensate, per lanciare al proprio pubblico dei messaggi di volta in volta in grado di portare una buona percentuale di lettori a fare un passo in più.

Per essere efficaci questi messaggi devono portare del valore reale al destinatario, così da invitarlo ad aprire anche la prossima email, aumentando parallelamente le probabilità di portarlo al fatidico click. Occhio, però: anche la migliore delle strategie di email marketing, pensata ad arte e concretizzata con dei messaggi straordinariamente confezionati, porterà a ben poco nel momento in cui non avrà dalla sua una mailing list che sia allo stesso tempo ampia e composta da persone potenzialmente interessate. Una mailing list con pochi contatti lascia il tempo che trova, così come una lista di indirizzi di persone non interessate o non attive porterà a poco o a nulla.

Ecco allora che nella nostra mailing list dobbiamo far entrare solo dei potenziali clienti, mettendo in atto delle strategie per fare in modo che le persone che entrano in contatto con il nostro brand scelgano volontariamente e di buon grado di entrare a far parte di quella ristretta – ma non troppo – e selezionata comunità epistolare.

Come fare? Di modi che ne sono un sacco. Per chi cura un podcast, di certo può essere prezioso capire come trasformare i propri ascoltatori in altrettanti contatti nella propria mailing list. Parliamo infatti di persone che hanno già fatto un passo in avanti, che hanno già fatto una scelta precisa, e che saranno quindi maggiormente portate a farne un’altra nella medesima direzione. Guardandolo da questo punto di vista, il percorso che dovrebbe fare un potenziale cliente è abbastanza semplice, componendosi essenzialmente di 3 step:

  1. Il primo, il più facile: la scelta di diventare un ascoltatore del podcast. Qui tutto sta nel produrre un podcast di qualità, nel promuoverlo bene e nell’essere coerente nel tempo con l’offerta di contenuti di qualità, episodio dopo episodio;
  2. Il secondo, leggermente più difficile: la scelta dell’ascoltatore di iscriversi alla mailing list. Ed è per l’appunto questo il passaggio che vedremo oggi;
  3. Il terzo, l’ultimo, quello che sarà compiuto da una fetta ridotta – si spera non troppo – del pubblico, con i già ascoltatori e già lettori che decideranno di diventare clienti, acquistando servizi o beni.

Ecco, come da sempre ci insegna il marketing, è sbagliato concentrare attenzioni ed energie solamente sull’ultimo passaggio, ovvero sulla conversione finale: è necessario dosare invece i propri sforzi su tutti gli step, sull’intero viaggio del futuro cliente. Ed è proprio per questo del resto che in moltissimi, consulenti e non solo, hanno avviato un podcast. Muoversi nella maniera giusta per trasformare gli ascoltatori in lettori è uno dei migliori modi per concretizzare l’impegno messo nella creazione dei nostri episodi.

Il problema è che lì fuori ci sono un sacco di podcaster che pubblicano ogni mese uno, due, tre o quattro nuovi episodi, con uno sforzo non indifferente, e che però dall’altra parte non vedono crescere né il numero dei nuovi contatti della mailing list, né il numero di clienti. La tentazione potrebbe essere quella di mollare il podcast, e dedicare quelle ore ad altro: qualche aperitivo in più, la palestra, il teatro, Netflix, qualche ora di sonno.

Prima di mollare la presa vale però la pena assicurarsi di aver fatto tutto per benino. Perché, deve essere ben chiaro, non c’è nessun automatismo tra il successo di un podcast e il parallelo successo dell’attività imprenditoriale che si trova al di sotto di esso. Solo chi riesce a eliminare tutti gli ostacoli che si pongono sul cammino di conversione dell’ascoltatore può godere dei vantaggi che i propri episodi possono assicurare al proprio business.

Il primo errore, assolutamente banale ma non per questo meno comune, è quello di non creare un ponte tra podcast e mailing list. In parole povere, molti podcaster semplicemente non invitano i propri ascoltatori a iscriversi alla propria newsletter, la quale può aiutare sia la crescita del podcast (ricordando agli iscritti l’uscita di nuovi contenuti e proponendo nuovi spunti) sia il business per cui è stato creato. Ecco quindi la prima regola: a ogni episodio, inseriamo una call to action per invitare gli ascoltatori a iscriversi alla mailing list. Bastano pochi secondi.

La seconda regola parte da un presupposto totalmente opposto: molti podcaster inseriscono fin troppe call to action nei propri episodi podcast. E questo non può funzionare, per il semplice fatto che i podcast non si offrono a un utilizzo di questo tipo. Per capire il perché basta pensare ai propri ascoltatori. Cosa stanno facendo mentre ascoltano le tue registrazioni? Nella maggior parte dei casi avremo a che fare con persone che tornano a casa da lavoro in auto, che aspettano il treno, che corrono al parco, che vanno in palestra, che puliscono la casa e via dicendo, e che nel frattempo ascoltano le tue parole.

Come si può pretendere, in questo contesto, che tali persone siano disposte a seguire più di una call to action, o a prendersi un appunto mentale per farlo successivamente? Non stiamo parlando di un lettore di un blog seduto alla scrivania subito pronto a cliccare su una call to action, quanto invece di un ascoltatore che probabilmente ha le mani occupate, e che non è per nulla disposto a interrompere l’ascolto per portarsi su un browser con il fine di visitare una landing page.

È dunque essenziale ridurre al minimo le call to action: in un episodio meglio metterne al massimo due, meglio ancora se solo una, per avere la certezza che l’ascoltatore interessato, molto semplicemente, non se ne dimentichi ancora prima di arrivare alla fine dell’episodio.

Quindi i primi due passi per trasformare gli ascoltatori del tuo podcast in iscritti alla tua mailing list consistono nell’invitarli in modo esplicito a fare questo passo e di farlo in episodi che contengono al massimo due call to action.

Ma come creare una call to action efficace? Beh, ovviamente la cosa deve essere presentata nel modo giusto, anche perché nessuno fa nulla per nulla, nemmeno un click. Gli ascoltatori devono avere ben chiaro che, scegliendo di iscriversi alla tua mailing list, avranno dei vantaggi. Sta a te decidere quale sarà il valore da presentare ai tuoi ascoltatori: potresti presentare la trascrizione del podcast, degli approfondimenti ulteriori, delle infografiche riassuntive, i link alle fonti consultate per la creazione del podcast, un tuo ebook, uno sconto su un servizio, e via dicendo. Ovvio, per avere la certezza di offrire qualcosa che smuova davvero il pubblico è necessario conoscerlo, ma questo è tutto un altro paio di maniche.

Poi bisogna pensare alla comodità dell’ascoltatore. Cosa dovrà fare materialmente l’ascoltatore per iscriversi alla mailing list? Per come funzionano le cose oggi, non abbiamo ancora una tecnologia che ci permette di fare un’azione simile usando la sola forza mentale: sarà necessario che l’ascoltatore si porti su una landing page, attraverso la quale dare il proprio assenso nell’inserire il proprio indirizzo nella mailing list. Ecco allora che il segreto – sapendo che abbiamo a che fare con degli ascoltatori che, in quanto umani impegnati in altre azioni, hanno un margine di attenzione simile a quello di un pesce rosso – è quello di presentare questo passaggio nel modo più facile e memorabile possibile.

Possiamo dire semplicemente di andare sul nostro sito web, e di scorrere fino in fondo alla Home, dove si trova la sezione dedicata alla mailing list. Oppure possiamo creare una landing page dedicata, la quale dovrà per forza di cose avere un URL estremamente intuitivo, memorabile e facile da scrivere, meglio ancora se simile o del tutto uguale al nome del podcast. Non parole in inglese difficili da memorizzare o da scrivere, non combinazioni di lettere e di numeri, ma parole semplici una dopo l’altra, facili da memorizzare. In questo modo i tuoi ascoltatori, una volta arrivati a casa, una volta giunti in ufficio, alla fine della corsa, degli esercizi o delle pulizie, potranno ricordarsi della tua CTA e portarla a termine.

Seguendo questi semplici consigli potrai effettivamente trasformare il tuo podcast (anche) in uno strumento per arricchire la tua mailing list, così da avere un potente strumento per aumentare il numero di clienti – tanto più che si avrà a che fare con una mailing list fatta da contatti che effettivamente ti conoscono, e che hanno già una buona dose di fiducia nei tuoi confronti.

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