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Non mi piace iniziare un pensiero con il mettere le mani avanti, ma in questo caso vado contro i miei principi, per essere certo di non venire frainteso. Quindi, metto le mani avanti, e affermo sinceramente e perfino dolcemente che no, non ce l’ho affatto con i giornalisti.

Fatta questa premessa, oggi il mio dito accusatore (di una delle due mani prima alzate, ora abbassate) va contro gli eventi dedicati al mondo podcast che, come ospiti, chiamano quasi esclusivamente dei giornalisti. Parlo dei tanti eventi online e in presenza che parlano del mondo dei podcast e dell’audio nel modo più generale, e che talvolta affrontano effettivamente dei temi interessanti, sui quali varrebbe la pena sentire la voce di bravi ed esperti podcaster.

Il problema è che un giornalista non è un podcaster. Nello stesso modo in cui non un è pizzaiolo, un parlamentare, un capitano d’aereo o un artificiere. Certo, ci sono dei casi in cui il giornalista, oltre a essere tale, è anche qualcos’altro. E infatti non sono rari i casi di ex giornalisti diventati parlamentari. E certo, non è per nulla raro trovare dei giornalisti che sono anche dei buoni podcaster. Ma di per sé stiamo parlando di due cose differenti.

Da una parte abbiamo il giornalista. Che può essere anche un giornalista che lavora tutti i giorni nel mondo audio, come per esempio il giornalista radiofonico. È colui che insegue la notizia, che crea il contenuto, e che lo presenta al pubblico.

Dall’altra parte abbiamo il podcaster. E sì, certo, anche il podcaster crea dei contenuti. Ma non lo fa con alle spalle una struttura come può essere un giornale quotidiano o un emittente radiofonica. Il podcaster fa tutto da sé: è allo stesso tempo creatore del contenuto, emittente, tecnico del suono, ufficio marketing e comunicazione e via dicendo. Un buon podcaster quindi è bravo – o dovrebbe esserlo – nel creare contenuti, bravo nel promuovere il proprio prodotto, se ne intende di microfoni, padroneggia le tecniche e gli strumenti per l’editing, ha studiato le migliori piattaforme per distribuire i propri podcast, e via dicendo.

Non sto dicendo che il podcaster è migliore del giornalista e non sto facendo classifiche. Sto solo dicendo che il (buon) podcaster ha competenze che il giornalista non ha. E viceversa, ovviamente. Direi che su questo non ci sono dubbi. Giusto?

Ma allora chi mi dice perché, per quale assurdo motivo, chi organizza eventi dedicati al mondo podcast invita inevitabilmente dei giornalisti come ospiti? E perché, quando gli ospiti sono 3, 4, 5 o 10 – parlo degli eventi più grandi dedicati all’audio – la maggioranza di loro è sempre e comunque fatta da giornalisti?

Non ha senso! É un po’ come se, a un evento dedicato alla birra, invitassi dei produttori di vino. O ancora, viceversa. Certo, ci sono dei punti in comune, ma sono pochi. Creare e gestire un podcast è una cosa, fare del giornalismo è un’altra: nessuno chiede a un giornalista di essere in grado di seguire la post-produzione di un episodio, di padroneggiare le tecniche microfoniche, di comprimere un file audio, e via dicendo. E perché allora i giornalisti vengono spesso “scambiati” per podcaster?

Il motivo in realtà è abbastanza semplice, e un po’ sconcertante: quando si parla di podcast si dà incredibilmente più importanza al contenuto, mettendo in secondo – o terzo – piano tutto il resto. E questo succede agli eventi dedicati a questo universo, ma si rispecchia anche nei tanti libri usciti negli ultimi anni in ambito podcasting. Pochi, pochissimi si concentrano realmente sul come fare podcasting, mentre i più parlano del contenuto, ovvero per l’appunto l’unica cosa che i giornalisti – in questa attività – sanno fare davvero bene. Ma questo non è fare podcasting, è fare giornalismo.

Il rischio è che le persone che si avvicinano al mondo del podcasting finiscano per confondere le due cose, partendo peraltro dal fatto che tantissime testate negli ultimi anni si sono domandate se “il podcast rappresenta il giornalismo di domani”. Ma sono dei discorsi da bar: il podcast è un mezzo, così come lo sono la radio, i social, i quotidiani e via dicendo. Certo, con un podcast posso fare giornalismo, posso fare informazione e parlare d’attualità. Ma posso anche fare divulgazione, tenere rubriche tecniche, parlare dei miei pasti quotidiani, commentare delle poesie contemporanee: per l’appunto, si tratta di un mezzo che può veicolare i più diversi contenuti.

E il podcaster, quello vero, è la persona che sa usare questo mezzo, e che inoltre sa creare dei contenuti. Quindi sì, se un giornalista è anche un podcaster, quel giornalista può assolutamente essere invitato per parlare di questo mezzo. Ma se quel giornalista è un giornalista stricto sensu, potrà dire ben poco sul come gestire un podcast, limitandosi quindi a guardare a tale strumento dall’esterno, così come potrebbe di fatto fare qualsiasi persona, eventualmente con un eloquio meno fluente.

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