Il canale Telegram ufficiale di Alessandro Mazzù

Gli aggiornamenti di stato. Le fotografie. I video. E ora? Ora i podcast. Nemmeno la piattaforma in blu di Mark Zuckerberg, ovvero il social network per eccellenza, ha saputo resistere al richiamo del podcast, vera e propria rivelazione tra i contenuti online degli ultimi anni. L’implementazione di una piattaforma di podcast all’interno di Facebook era già stata annunciata in aprile, e dal 22 giugno è diventata realtà. Nello specifico, il comunicato ufficiale annunciava che “Facebook sarà il luogo in cui le persone potranno riprodurre, discutere e condividere i podcast che amano, in compagnia degli altri. Per aiutarle a trovare il vostro, potete aggiungere una nuova scheda alla vostra pagina dove compariranno i podcast”. Tutto questo è stato reso possibile e più attraente, tra le altre cose, anche da una partnership con Spotify.

Insomma, podcast, podcast ovunque. I giganti della rete negli ultimi mesi si sono mossi compatti verso piattaforme apposite per la distribuzione di contenuti audio, spinti in tale direzione dal clamoroso successo di Clubhouse, il quale da poco è sbarcato ufficialmente anche su Android, così da eliminare il proprio principale limite. Certo, Clubhouse resta accessibile solo su invito, ma è proprio questo a rendere questo strumento così intrigante. E, per l’appunto, la concorrenza è agguerritissima: pensiamo alle Audio Rooms di Telegram, agli Spaces per tutti di Twitter, e per l’appunto alle Live Audio Rooms di Facebook.

Non c’è che dire, ormai l’ascolto di podcast è un’abitudine molto diffusa tra gli italiani: lungi dall’essere una novità, si tratta di un comportamento ormai quotidiano. Di più: si tratta dell’unico segmento della cosiddetta dieta mediatica del nostro Paese che, dopo la fine delle limitazioni del lockdown, non è tornato ai livelli pre-pandemici. Insomma, tantissimi italiani hanno conosciuto i podcast durante la fase più dura della crisi sanitaria, ma hanno deciso di continuare ad ascoltarli anche nei mesi successivi. La società di statistica Nielsen – in occasione dello United States of Podcast, appuntamento annuale dedicato all’universo dei podcast – ci dice infatti che nel 2019 gli utilizzatori di podcast in Italia erano 12 milioni per passare a 13,9 milioni nel 2020. Parliamo di quasi due milioni in più, come se l’intera popolazione delle città di Milano e di Palermo si fosse messa di punto in bianco ad ascoltare podcast. E questo non è l’unico dato che dimostra la crescita dell’utilizzo dei podcast. Anzi, è ancora più significativo il dato legato all’ascolto medio, che dai 23 minuti è salito a quasi 25 minuti. Sappiamo inoltre che gli ascoltatori italiani di podcast utilizzano in media questo canale almeno una volta alla settimana. E questi dati, grazie all’arrivo su Facebook e al progressivo diffondersi dei vari distributori di contenuti audio, sono destinati ad aumentare ancora di più.

È da un bel po’ di tempo che affermo senza timore di sbagliare che il podcast può essere uno strumento di marketing portentoso, e più nello specifico che avviare un podcast può essere un’arma di grande successo per migliorare il proprio personal branding. Ecco, adesso non voglio essere quella persona che dice “te l’avevo detto”. Ma te l’avevo detto! Lo avevo detto a te e a tantissime altre persone. Tanti mi hanno ascoltato, e di questi una frazione abbastanza numerosa ha deciso di lanciare il proprio podcast, così da crearsi settimana dopo settimana un piccolo affezionato pubblico di ascoltatori. Altri non lo hanno fatto. Ma adesso, adesso è davvero il caso di dire “se non ora, quando?”.

Ora che gli ascoltatori dei podcast sono tantissimi, ora che i contenuti audio spaccano, ora che i podcast sono sbarcati su Facebook: chi negli ultimi mesi ha accarezzato l’idea di lanciare un podcast, ora deve mettersi al lavoro. Perché è il momento giusto, perché il pubblico non è mai stato così pronto, perché gli strumenti ci sono, e perché questo canale può essere un vero e proprio toccasana per una strategia di personal branding.

Certo, solo un podcast realizzato bene sotto ogni aspetto può supportare la crescita e l’ottimizzazione di un brand personale. Deve quindi essere un podcast ben pianificato, con dei contenuti di qualità, originali e interessanti, registrato con un minimo di professionalità e promosso nel modo giusto.

Nel momento in cui si rispettano questi criteri, la via verso il successo è spianata. Dal punto di vista del personal branding, lasciamelo dire, penso sempre che “se non ci fosse il personal branding, lo si dovrebbe inventare”. Questo perché i podcast sono incredibilmente facili da consumare: l’ascolto può avvenire in qualsiasi momento, in qualunque luogo. E tale aspetto, nella nostra società che non si ferma mai, in cui i buchi in cui inserire nuove attività sono pochissimi, è fondamentale. Il tuo podcast potrà essere ascoltato durante la corsa al parco, mentre si va al lavoro, sotto la doccia, mentre si prepara la cena, mentre si fanno esercizi in palestra e via dicendo.

Per mezzo del podcast potrai inoltre costruire un rapporto personale e quasi intimo con il tuo pubblico, con ogni ascoltatore. Sì, perché ascoltando un podcast regolarmente, avendo settimana dopo settimana quella voce nelle orecchie, si finisce per “conoscere” il podcaster. In più, i podcast vengono solitamente ascoltati non da pc, quanto da smartphone, il che accresce ancora maggiormente il senso di intimità.

Va poi sottolineato che, per millenni, quello audio è stato il medium principale per la comunicazione umana; prima delle email, prima dei messaggini, prima dei libri, prima delle pergamene, non facevamo altro che parlare e tramandare a voce narrazioni, tecniche, regole e via dicendo. Insomma, con il podcast si torna a una sorta di comunicazione naturale, umana, e proprio per questo molto efficace.

Sull’importanza di avere un buon personal branding non ci sono dubbi, vero? Ebbene, se desideri un metodo efficace, nuovo e sì, anche divertente – ma non scontato – di migliorare il tuo brand, il podcast è quello che fa per te, oggi ancora più di ieri.

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