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Prima della pandemia, prima dello schiaffo del Papa, prima dell’incendio di Notre-Dame, insomma, quanto tutto “andava bene”, avevo scritto un post intitolato “Da dipendente a consulente: ecco come muoversi”. Correva il luglio del 2018, nelle sale cinematografiche usciva Ocean’s 8, in Francia si festeggiava per la vittoria dei mondiali di calcio, e io spiegavo in che modo fosse possibile passare in modo efficace dal ruolo di dipendente a quello di consulente indipendente, tracciando tre diverse strade percorribili per diventare un consulente web marketing indipendente.

In molti hanno letto quel post con interesse, e alcuni l’hanno persino preso sul serio, trovando il modo giusto – e il coraggio – per diventare finalmente consulente di marketing. Altri hanno letto solo il titolo, altri nemmeno quello. E altri ancora l’hanno letto con attenzione, ma non hanno trovato la forza necessaria – o per l’appunto il coraggio – per affrontare questo grande cambiamento.

Intendiamoci: fare il consulente indipendente non è tutto rose e fiori, e non è certo detto che tutti debbano porsi questo obiettivo, anzi. Essere un dipendente offre un sacco di vantaggi, ai quali noi liberi professionisti di tanto in tanto guardiamo con un certo carico di invidia, più o meno celata. Le ferie pagate, le indennità, la responsabilità condivisa, e via dicendo.

C’è però da dire che anche rendersi indipendente porta tanti vantaggi, a partire da maggiore libertà e maggiore flessibilità. Certo, diventare consulente di marketing indipendente significa diventare consulente, ma anche imprenditore, segretario e tuttofare, perlomeno per i primi anni. E vuol dire avere molte meno certezze rispetto a un dipendente con un contratto a tempo indeterminato, e meno sicurezze anche rispetto a quello con un contratto a tempo determinato.

Però… però per alcune persone arriva un punto in cui questo salto, questo cambiamento, va assolutamente fatto. E a dirlo non è il calendario dei Maya, non è il proprio orologio biologico, non sono nemmeno le stelle. No, sono alcuni segnali molto comuni tra chi è pronto – talvolta senza saperlo – a lasciarsi alle spalle la carriera di dipendente per diventare un consulente indipendente.

Quali segnali? Ebbene, ce ne sono diversi. Presi singolarmente potrebbero essere poco significativi, e anzi potrebbero perfino portare a conclusioni del tutto diverse. Potresti per esempio essere stufo, stufissimo al massimo grado di dover lavorare a dei progetti ai quali non vorresti dedicare nemmeno una mezz’ora del tuo tempo, tanto da finire per odiare il tuo lavoro.

Visto dall’esterno potresti dunque essere percepito come una persona che non vuole più lavorare nel marketing, che non ama più il suo lavoro. E invece le cose stanno diversamente: a te piace lavorare nel marketing, piace seguire il lancio e lo sviluppo di aziende, di brand e di prodotti. Ma non ti piacciono i progetti che ti vengono assegnati dall’alto!

Ma questo è solamente uno dei segnali che potrebbero – dovrebbero – farti capire che è arrivato il momento di diventare un consulente autonomo. Forse sei arrivato ad averne davvero abbastanza dell’orario fisso dalle 9 alle 18. Forse vorresti iniziare prima e finire prima, o iniziare dopo e finire dopo. O non avere per nulla degli orari fissi, e impostare gli orari lavorativi in base alle altre tue passioni. Forse vuoi dedicare una mattina alla settimana per fare kayak, un pomeriggio alla settimana per fare i compiti con i tuoi figli, e via dicendo. Ti voglio però dire una cosa: molto probabilmente, se tutto andrà bene, nei primi anni di attività il tuo orario sarà si più flessibile, ma anche più esteso rispetto alle classiche 40 ore settimanali!

Non si tratta peraltro solamente di motivazioni esterne al lavoro in sé. Forse ti disturba il fatto di non avere abbastanza responsabilità, o magari di non riuscire a dare libero sfogo alla tua capacità. E sì, spesso è proprio così, con il dipendente che fa il grande passo per diventare consulente proprio per poter dare di più ai clienti, per impattare in modo più decisivo, profondo e personale sui progetti, insomma, per liberare finalmente tutto il proprio potenziale.

C’è poi anche la questione dei soldi, anche se questa non deve essere l’unica motivazione che spinge verso il lavoro indipendente. Anche perché ci sono fior fior di dipendenti che guadagnano davvero bene nel settore del marketing, magari con benefit importanti, e in molti casi con una certa sicurezza sul lungo termine. Detto questo, sì, come consulente indipendente di marketing si può guadagnare bene. Ci vuole esperienza, ci vuole impegno, e anche un filino di pazienza. Starà del resto a te impostare il tuo prezzo.

Un altro segnale da non sottovalutare è la voglia insoddisfatta di crescere. Proprio così. In alcuni casi il dipendente che decide di imboccare la via dell’indipendenza è quello che vuole crescere, che vuole nuove competenze, nuove esperienze, clienti più importanti, progetti più sfidanti. Tutto questo nella consapevolezza che spesso ci si annoia del proprio lavoro perché si smette di imparare, di sperimentare, di stupirsi.

Tutti questi sono tanti ottimi segnali da non trascurare. Singolarmente, come detto, possono voler dire altre cose. Presi in gruppo, invece, spingono verso una strada abbastanza precisa. Sei pronto a diventare un consulente di marketing indipendente, e a gestire finalmente i tuoi progetti in modo autonomo, a scegliere i tuoi clienti, e perché no, a costruire la tua squadra?

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